Report: come sarà il nuovo parco urbano?
Una mattinata di confronto e di lavoro concreto che a partire dalle proposte raccolte, ha visto collaborare tecnici, cittadini e rappresentanti delle istituzioni, discutendo alternative possibili, valutando elementi critici e potenzialità per arrivare a immaginare soluzioni concrete e praticabili.
21 maggio 2022, 9.30 – 13.00
Circolo Arci, Palazzolo
Il 21 maggio si è tenuto il penultimo incontro del percorso di progettazione partecipata del futuro parco urbano che nascerà all’esito della realizzazione dell’area di laminazione nei Comuni di Paderno Dugnano, Varedo e Limbiate.
Il laboratorio si è posto l’obiettivo di approfondire anzitutto i temi connessi al design del parco, all’esito di quanto emerso nel percorso con riferimento alle possibili fruizioni; quindi, di riprendere il confronto sul raccordo di questo parco con le altre aree verdi del territorio attraverso piste ciclabili, nonché l’eventuale creazione di un organismo di monitoraggio che segua l’evoluzione del progetto nel tempo.
La mattinata si è sviluppata attraverso momenti in plenaria e lavori in gruppi.
La prima parte della mattinata è stata dedicata al tema del design del parco con la creazione di due gruppi: cittadini, rappresentanti di AIPo, rappresentanti delle diverse amministrazioni in due tavoli di lavoro; a coordinare ciascun tavolo, un facilitatore di Ascolto Attivo, Agnese Bertello e Matteo Graldi, e uno dei due architetti paesaggisti curatori del progetto, Greta Ceriani e Angelo Dal Sasso.
Sono state messe a disposizione di ciascun tavolo delle mappe dell’area che inquadravano il territorio generale, una piantina contenente le prime ipotesi di distribuzione delle funzioni nelle diverse zone del parco e specifiche mappe di alcune porzioni di parco per il lavoro di co-progettazione.
Gli esiti del lavoro dei due gruppi sono stati quindi ricondivisi e discussi in plenaria.
Nella seconda parte della mattinata, invece, sono stati creati due gruppi di lavoro tematici: il primo dedicato al tema delle piste ciclabili, il secondo dedicato alla creazione dell’organismo di monitoraggio. I partecipanti si sono suddivisi nei due gruppi sulla base del libero interesse di ciascuno verso l’uno o l’altro tema.
Il design del parco
Report primo gruppo di lavoro
Le prime considerazioni hanno riguardato la necessità di ragionare su un’area ampia, di avere presente una visione d’insieme e di inserire il nuovo parco dell’area di laminazione all’interno del contesto più generale. In particolare, è stata evidenziata la prossimità di viale Bagatti, che collega Paderno e Varedo ed è un vero e proprio cannocchiale panoramico, già oggi molto vissuto e amato. Giovanni Giuranna ha citato il documento prodotto dall’amministrazione comunale e presentato durante la prima fase del percorso che tratta specificamente il tema. Il documento è disponibile sul sito di AIPo.
A questo tema è connessa anche la riflessione sull’accesso al parco che deve diventare permeabile moltiplicando gli accessi, dalle diverse direzioni, sia da Varedo che da Paderno Dugnano, migliorando gli accessi esistenti, angusti, e realizzandone di nuovi, utilizzabili anche da persone con disabilità. Una facile connessione con viale Bagatti, intervenendo sul ponte sulla ferrovia, e con l’asse Milano-Limbiate, dove arriverà la metropolitana leggera, consentirà al parco di essere percepito come davvero accessibile, utilizzabile, godibile.
Successivamente, il gruppo ha affrontato alcune delle proposte di utilizzo emerse nel workshop precedente (aspetti didattici e orti, boulevard, anfiteatro), approfondendo alcuni aspetti tecnici e immaginando alcune soluzioni praticabili.
Area divulgativa sul ciclo dell’acqua e orti urbani
Una delle proposte presentate riguardava la realizzazione di un’area di fitodepurazione, con scopi prevalentemente dimostrativi, didattici sul ciclo dell’acqua. Nella proposta degli architetti paesaggisti, a questa funzione potrebbe essere riservata un’area, di circa 5.000 m2, a sud-est, al fondo del boulevard, verso la prima vasca e vicino all’area tecnica.
Per alcuni partecipanti quest’area rischia di essere periferica, rispetto ai flussi. In realtà, si è visto che lavorando bene sugli accessi, quest’area risulterebbe tutt’altro che periferica; trovandosi accanto alla prima vasca, dove era già ipotizzata la presenza di strumenti di divulgazione sul funzionamento dell’area di laminazione, si potrebbe riuscire a creare un percorso molto completo sul tema del ciclo dell’acqua.
La questione su cui ci si è a questo punto confrontati è da dove far arrivare le acque grigie per la fitodepurazione? Una prima ipotesi è quella di incanalare verso quest’area parte delle acque grigie che saranno prodotte nell’attuale area Snia, una volta realizzato il progetto previsto. Su questa ipotesi sono state fatte presenti delle criticità. Se da una parte, in questo modo, l’area di fitodepurazione avrebbe una sua utilità, al di là della funzione dimostrativa, dall’altra bisogna tenere presente che per i cittadini che abitano nei pressi dell’area di laminazione, si tratterebbe di un potenziale fattore critico in più, dal punto di vista degli odori.
Più in generale, nella riflessione sull’approvvigionamento delle acque grigie è stato detto che occorre evitare l’attraversamento del Villoresi.
Come esperienza di riferimento è stata citata quella di Calderara.
Su questo tema, ci si è resi conto che servono informazioni di dettaglio al momento non disponibili. Ci si è impegnati ad approfondire il tema, coinvolgendo anche i progettisti dell’area Snia per valutare la praticabilità dell’ipotesi emersa.
Sempre in questa parte del parco potrebbero essere collocato l’orto. Anche in questo caso, si tratta di un progetto dimostrativo; attraverso l’analisi dei prodotti dell’orto, si potrà arrivare a capire se l’intervento di bonifica e riqualificazione a parco dell’area avrà avuto una ripercussione positiva sull’ecosistema suolo.
Boulevard verde
L’argine dell’area di laminazione verso il Villoresi sarà costituito da un boulevard verde, lungo circa 648,5 m e largo circa 32 metri. Si tratta di un parco lineare che nelle intenzioni dei progettisti è da strutturare per favorire socializzazione e aggregazione, prevedendo anche spazi per gli artisti di strada e chiunque voglia condividere talenti e passioni. Confrontandosi su questa proposta, si è discusso di illuminazione, sicurezza, aree attrezzate e chioschi.
Sul fronte dell’illuminazione, la proposta finale prevede la collocazione di punti luce a partire dal punto di arrivo della nuova ciclabile da Varedo, per proseguire lungo l’area giochi, l’anfiteatro e tutto il boulevard che fiancheggia il Villoresi fino all’accesso alla prima vasca.
Il lato verso l’area ex Snia e il fondo vasca non saranno invece illuminati.
Questa proposta vuole garantire sicurezza anche per l’accesso serale al parco (che resterà sempre aperto), disincentivando però l’uso nelle ore serali e notturne del fondo vasca e del lato verso la ex Snia, che avrà una natura più selvaggia.
È stato previsto l’uso di telecamere di videosorveglianza.
Per il ristoro, si è pensato a un bicigrill, cioè una struttura che funzioni da bar / ristoro, con servizi igienici, ma anche come ciclofficina. Il parco infatti verrebbe a trovarsi su un percorso ciclabile che collega l’Adda al Ticino, un percorso di 2 giorni che già oggi vede un flusso importante che potrebbe attraversare anche la vasca. È stato sottolineato come intorno al tema della bici, del cicloturismo possa nascere un indotto economico interessante.
Oltre al bicigrill fisso, è possibile prevedere strutture mobili di street food.
Il boulevard dovrà essere dotato di fontanelle e di colonnine elettriche, oltre che di wifi gratuito.
Anfiteatro
La proposta dei paesaggisti è di collocare l’anfiteatro nell’angolo a sud-ovest, angolo che ha strutturalmente una conformazione adatta. Dai calcoli, l’area individuata ha una superficie utilizzabile di 10.000 m2 e potrebbe ospitare fino a 30.000 persone. La proposta è quella di modellare la scarpata in maniera naturale creando dei gradoni crescenti. In questo modo, l’area non richiede eccessiva manutenzione, non vengono utilizzati materiali facili all’usura e nel periodo in cui non ci sono eventi, può essere sfruttato per altre attività.
Per quanto riguarda l’area deputata agli spettacoli, si può prevedere un palco smontabile. È possibile anche prevedere delle quinte naturali, fatte con arbusti resistenti che possono vivere bene nel fondo vasca.
L’area tecnica potrebbe essere collocata nei pressi del chiosco (bicigrill).
Zona selvatica
Il fronte verso l’attuale area industriale edificata Snia è identificato come il fronte più selvatico. Si è ragionato di poter avere in questa zona delle aree fiorite per api e farfalle e dell’eventualità di avere anche delle arnie. È emerso che sarebbe importante poter attivare una collaborazione con le GEV – Guardie Ecologiche Volontarie e che potrebbe essere previsto uno piccolo spazio prefabbricato come loro sede.
Come ultimo elemento, è stato fatto presente che sarebbe importante cominciare i lavori dal boulevard, magari utilizzando, almeno in parte, delle piante “a pronto effetto”. Questa scelta porterebbe con sé delle criticità: se da una parte il costo di una pianta adulta è decisamente superiore a quella di un medesimo esemplare giovani, i paesaggisti hanno precisato che la pianta adulta fa spesso fatica ad adattarsi al nuovo suolo e quindi accade spesso che le piante giovani raggiungano e superino la crescita delle piante adulte.
Report secondo gruppo di lavoro
Precisazioni sull’opera idraulica
Prima di confrontarsi in merito alle proposte di design del parco, il gruppo ha approfondito alcuni aspetti legati al progetto idraulico della vasca. La sollecitazione è venuta da uno dei partecipanti che ha condiviso il contenuto di un articolo di un quotidiano in cui si parlava di un mutato assetto di progetto, connesso alla riduzione del volume complessivo di precipitazioni, a causa del cambiamento climatico. La domanda verteva sulla possibilità di ridurre la capienza della vasca, installare meno pompe e destinare le risorse risparmiate alla depurazione delle acque del torrente Seveso.
Ne è seguito uno scambio animato durante il quale AIPo ha chiarito che nell’articolo le informazioni erano state riportate in maniera incompleta e/o errata. L’assetto di progetto non è cambiato, sono cambiate le caratteristiche delle precipitazioni: negli ultimi anni le precipitazioni sono state meno frequenti; a causa del cambiamento climatico, periodi di siccità si sono alternati a fenomeni di piena ancora più violenti del solito; quindi il regime delle precipitazioni ha solo tendenze meno omogenee nell’arco del tempo, il carico idraulico complessivo resterà invariato nell’arco dei prossimi anni.
Boulevard verde
Il confronto sul design del parco ha toccato come primo tema il boulevard e nello specifico la questione illuminazione, quale dispositivo di sicurezza per l’area. AIPo ha già previsto l’installazione di un impianto d’illuminazione, per facilitare gli interventi tecnici all’interno della vasca stessa; dotare anche il boulevard di un impianto è dunque fattibile.
In più, su altre opere idrauliche analoghe, in tema di sicurezza viene spesso stipulato un contratto quadro con i futuri gestori con criteri minimi da rispettare.
Continuando sul boulevard, si è specificata l’importanza della presenza di panchine e cestini, e si è fatta presente la possibilità che questi spazi di notevoli dimensioni rimangano ad uso mutevole lungo tutto l’arco del loro utilizzo: si possono sperimentare diverse conformazioni di differenti suoi tratti, facendo delle prove per vedere se poi quello in questione può essere un uso ottimale.
Parlando di piste ciclabili invece si consigliava di raccordare attraverso un ponte il futuro boulevard con la ciclabile Villoresi, vicino al lato ovest. Questo ponte sarebbe utile anche a risolvere i problemi di barriere architettoniche, garantendo l’accessibilità e fruibilità dell’area a tutti (l’accesso a sud ha dei gradini).
Ombreggiatura e fruibilità del parco
Si è sottolineata la necessità di ombreggiare l’eventuale zona sportiva/ludica, con manufatti artificiali o con qualche vegetale rampicante: meglio se poi tali materiali, come anche quelli sportivi che verrebbero messi, fossero rimovibili in previsione degli eventi di piena.
A tal proposito è emersa la necessità di avere un piccolo magazzino in cui potere appoggiare le eventuali attrezzature rimosse temporaneamente, e per risparmiare sui costi di gestione sono emersi i suggerimenti di posizionarlo o nell’area didattica a est, oppure nella parte adiacente ai comparti residenziali e logistici a nord ovest.
Sempre per aumentarne la fruibilità estiva, si è pensato anche ad installare delle fontanelle; non essendo fattibile sul fondo vasca si è optato per averle sul boulevard o nell’area residenziale e logistica, il più vicino possibile all’invaso; stessa discorso anche per eventuali bagni pubblici, che però potrebbero essere anche realizzati nell’area didattica.
È stato poi richiesto che tanto le componenti tecniche della vasca, quanto quelle per renderla più fruibile, siano il più possibile messe in sicurezza per garantirne una fruizione ottimale, soprattutto in corrispondenza dei dislivelli che saranno presenti nell’invaso.
In questo senso, è emerso che delimitare la zona della vasca con le alberature perimetrali sia uno dei migliori espedienti.
Infine, è stato fatto un ragionamento sui materiali di superficie da usare per l’area giochi: alcune zone potrebbero essere coperte con del pacciame legnoso ed alcune con della sabbia, questo darebbe sicuramente un colpo d’occhio molto particolare sulla vasca, e dall’altro lato renderebbero anche più morbide le eventuali superfici di gioco.
Area sgambamento cani
Continuando i ragionamenti sulla zona ludico/sportiva, è stato fatto notare come potesse essere utile anche attrezzare un’area sgambamento cani. L’architetto Dal Sasso ha proposto di dedicare un’amplissima zona, magari più centrale nella vasca, allo sgambamento cani. Questa soluzione, possibile grazie al fatto che si ha a disposizione uno spazio molto ampio, eviterebbe di mischiare funzioni diverse e ricorrenti dei parchi pubblici (sportivo, ludico, area cani), creando allo stesso tempo qualcosa di originale. La manutenzione ordinaria richiederà lo sfalcio delle superfici. Si è pensato che l’erba tagliata, oltre a essere usata a foraggio, potrebbe anche essere usata come pacciamatura per gli eventuali orti didattici della zona sud-est.
Anfiteatro
Gradualmente l’attenzione si è focalizzata sulla creazione di un anfiteatro all’aperto: c’era concordia sul fatto di avere una struttura semplice, poco ingombrante, che permettesse successivi aggiustamenti per modificarne l’uso e modulabile secondo la portata degli eventi per cui verrebbe utilizzato. La proposta è quella di creare delle gradinate erbose, visivamente gradevoli anche quando non inutilizzati come sedute.
Coinvolgimento associazioni locali
Dal confronto è emerso un tema ulteriore su cui si ritiene necessario riflettere: il coinvolgimento delle associazioni del territorio. La creazione del parco, con le dimensioni di cui si potrà disporre, rappresenta certamente un’opportunità per le associazioni. Nello stesso tempo, il coinvolgimento del tessuto associativo sarebbe importante, per le amministrazioni, per garantire controllo, cura e manutenzione dell’area.
Creazione di un organismo di monitoraggio
Report del tavolo di lavoro dedicato
La creazione del nuovo parco è un progetto complesso che deve tenere insieme una molteplicità di attori e che necessariamente si svilupperà nell’arco di un tempo lungo. Si sente la necessità di un organismo che possa tenere le fila, favorire la comunicazione, lo scambio e il confronto tra tutti gli attori, non solo in maniera formale, ma in maniera sostanziale.
Tutte le persone che hanno preso parte al tavolo si sono dette favorevoli alla creazione di un organismo di questo tipo e ci si è interrogati innanzitutto sulla sua composizione: chi è necessario che ci sia?
Agnese Bertello ha presentato il Regolamento del Residential Advisory Board dell’impianto Biopiattaforma di Sesto San Giovanni, da lei seguito come facilitatrice, come stimolo per capire le questioni da affrontare e le domande cui bisogna cercare di dare risposta quando si vuole creare una realtà di questo tipo: chi ne fa parte? Quali obiettivi si pone? Quali poteri ha?
I partecipanti hanno convenuto sul fatto che devono necessariamente farne parte AIPo, i tre Comuni coinvolti, la Regione Lombardia, la Città Metropolitana di Milano e la provincia di Monza e Brianza. Sarebbe importante avere all’interno dell’organismo anche un rappresentante del Parco Grubria. Oltre a questi soggetti dovrebbero esserci dei rappresentanti delle associazioni del territorio; il Comitato Torrente Seveso, che rappresenta 18 associazioni e che ha seguito l’intero processo partecipativo, è un soggetto che potrebbe far parte di questa realtà. Resta da capire in che modo aggregare altre associazioni. Bertello ha spiegato che nel caso del RAB Biopiattaforma è stata fatta lanciata una call, invitando le associazioni ad aderire; in altri casi, come a Imola e Ferrara, i membri del RAB che rappresentavano i cittadini erano stati individuati attraverso delle vere e proprie elezioni.
In merito agli obiettivi, si è detto che questo organismo dovrebbe avere una funzione di comunicazione delle informazioni sull’evoluzione del progetto, di coinvolgimento degli abitanti che probabilmente si sensibilizzeranno quando cominceranno i lavori per l’area, di monitoraggio della fase di progettazione di tutti gli aspetti per il momento rimasti necessariamente sospesi, ossia la fase di bonifica e quella di cantiere.
Per Marco La Veglia di AIPo questo strumento potrebbe essere molto utile per garantire al massimo la trasparenza sul progetto e per fare in modo che venga sentito come vicino al territorio. Giuranna, alla luce della sua esperienza come assessore a Paderno Dugnano, ha sottolineato la necessità di mettere a punto un protocollo di gestione dell’area, molto dettagliato, che preveda le diverse situazioni e chiarisca cosa compete a chi, quali responsabilità hanno i singoli attori.
Questo organismo potrebbe avere tra i suoi obiettivi anche la creazione di un nuovo soggetto gestore per il Parco.
Progettare una rete di piste ciclabili
Report del tavolo di lavoro dedicato
Una costante della riflessione su questo tema è stata la necessità di pensare per sistemi più ampi, di lavorare su una pianificazione sovracomunale.
Per l’amministrazione di Paderno, il punto centrale è la possibilità di unire i diversi parchi - Lago Nord e River Park - con tratti ciclabili continui.
I rappresentanti di FIAB, a partire dalla loro esperienza concreta, hanno fatto presente che per creare una rete ciclabile efficace e utilizzata, gli sforzi possono andare in due direzioni: da una parte occorre lavorare sui tracciati turistici e di piacere, dall’altro occorre dedicarsi alla pianificazione attorno ai tragitti quotidiani delle persone.
Fondamentale è collegare il boulevard con la ciclabile del Villoresi; da questo punto di vista, si è detto che si potrebbe attrezzare l’area attorno alla vasca come zona di sosta per cicloturisti, con punti ristoro e attrezzature adeguate.
Come caso interessante è stata citata Arte Sella, museo di land art a cielo aperto, realizzato nell’omonima valle, che rappresenta oggi una grande attrazione turistica per il territorio: se la vasca diventasse un’attrazione, porterebbe anche un po' di ricchezza sul territorio.
Parlando di Milano, è stato citato il progetto Cambio, che lavora anche sulle ciclabili che vanno verso l’hinterland milanese: i rappresentanti di FIAB hanno consigliato di collegarsi con questo piano.
Un altro Piano citato è la rete Green Lane, pianificata con un focus specifico per i punti di frequenza dei cittadini nelle loro quotidianità: sarebbe interessante sviluppare sinergie e punti di contatto e di ispirazione con la rete.
Il successivo ragionamento ha riguardato invece il rapporto fra ciclisti e pedoni: ci si è chiesti cioè se sia necessario prevedere percorsi distinti. A questo proposito, si è valutato che la scelta è strettamente correlata all’uso che, già in fase di pianificazione, si prevede per una pista.
Il pensiero poi si è allargato alle barriere architettoniche, con il consiglio di prestare particolare attenzione all’accessibilità dei percorsi a diversi gradi di abilità motoria. Diverse considerazioni sono state fatte sui materiali stessi delle ciclabili: si era improntati su una superficie in calcestre, che ha però il rischio di creare depressioni con il tempo e ristagno; ci si è chiesti se il fondo del boulevard non sia meglio differenziarlo come materiale.
I partecipanti hanno fatto presente la necessità di una segnaletica verticale come mezzo di orientamento per il ciclista e di connessione dei pezzi ciclabili esistenti. Per diminuire poi i costi di alcuni interventi, FIAB consigliava l’impiego di due dispositivi che favoriscono la ciclabilità e la sicurezza stradale: il limite dei 30km/h e le corsie ciclabili, ovvero le piste ciclabili ricavate a lato della strada con segnaletica orizzontale.
Un’ultima proposta ha riguardato l’area industriale edificata ex Snia. Il progetto di masterplan illustrato prevede la realizzazione di una pista ciclabile di circa 2 km che si sviluppa lungo tutto il fianco dell’intervento ad ovest; la proposta è di valorizzare dal punto di vista della ciclabilità anche il fianco est dell’intervento con la realizzazione di un’altra pista.
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