Come sta cambiando il modo in cui pensiamo ai fiumi

Nella Giornata Mondiale dell'Acqua riflettiamo sul ruolo che i Contratti di Fiumi stanno assumendo nella gestione sostenibile delle acque.
di Daniele Federico

Come sta cambiando il modo in cui pensiamo ai fiumi

I fiumi, in Lombardia come in molte altre regioni italiane, rappresentano molto più che dei semplici corsi d’acqua: sono parte integrante del paesaggio, dell’ecosistema e dell’identità delle comunità. Eppure, durante lo sviluppo industriale e urbano, e ancora nei nostri giorni, i corsi fluviali sono stati spesso trattati come risorse da sfruttare, spazio da occupare e come vie di smaltimento per rifiuti civili e industriali. Con l’intenzione di ottimizzare la gestione delle acque, perfino per ridurre il rischio idraulico, si è spesso puntato alla rettificazione e alla cementificazione dei corsi d’acqua così da permettere un rapido deflusso delle acque. Tutto ciò sacrificando le importantissime funzioni ecologiche. 

Non solo, come rileva l’Ing. e co-fondatore del CIRF Andrea Nardini,  in “Cambia il clima, cambia il paradigma contro il rischio alluvioni” (2022) in passato il volere inseguire una “sicurezza idraulica” fortemente locale e slegata dagli altri fattori fluviali o anche la tendenza nello “spostare il problema altrove” hanno, in molti casi, aumentato il rischio anziché diminuirlo. 

Oggi, questo tipo di interventi ha mostrato tutti i limiti, soprattutto con l’esacerbarsi della crisi climatica. Tutto ciò impone una riflessione più ampia sulla gestione delle risorse idriche. 

 

 

Il Contratto di Fiume: un modello di governance multi-obiettivo 

Il Contratto di Fiume rappresenta uno strumento sistemico per superare l’approccio localistico e mono-obiettivo. Uno strumento condiviso tra gruppi multidisciplinari che si impegnano ad ascoltare  e promuovere azioni in grado di  coniugare le esigenze sia delle comunità che vivono a monte, sia di quelle che vivono a valle, considerando anche le dinamiche ambientali di flora e fauna in una logica che noi chiamiamo solidarietà di bacino. 

Lo stesso approccio del Contratto di Fiume, di per sé innovativo, ha conosciuto un'evoluzione significativa, passando da una gestione esclusivamente orientata agli aspetti idrici ed ecologici a una visione che abbraccia anche i temi della fruizione e della mobilità sostenibile. 

Di seguito trattiamo due esempi pratici di questo nuova tipo di gestione. 

 

I percorsi fluviali: ciclabilità e riqualificazione ambientale 

cherry creek river flickr danlongFiume Cherry “Creek, Denver”, Colorado. Ph. Dan Long | Flickr  

 

In passato le piste ciclabili non erano fra i temi principali di confronto dei CdF. Eppure, questo approccio sta cambiando. Oggi ci proponiamo di far diventare questo aspetto della fruizione, sempre più necessario, uno strumento per la valorizzazione del corso d'acqua e la sua tutela ecosistemica. Proviamo a rompere la dicotomia esistente e vedere se è possibile costruire percorsi e progetti di fruizione non solo compatibili con l'approccio Contratti di Fiume, bensì capaci di rafforzarli e renderli più efficaci. Poiché è importante avvicinare le comunità ai fiumi, aiutarle a comprenderne la complessità delle problematiche fluviali. 

Sebbene esista una tendenza a rinominare i concetti, a volte ingiustificata, in questo caso parlare di percorsi fluviali ci aiuta a uscire dal paradigma mono-settoriale delle piste ciclabili e integrare queste infrastrutture fondamentali per la transizione climatica al tessuto ecologico, storico e funzionale del fiume. I percorsi fluviali garantiscono spazi sicuri per biciclette, pedoni e monopattini, mentre rispettano la geomorfologia del bacino idrico, contribuiscono alla riduzione del rischio idraulico e alla salute degli ecosistemi. Le infrastrutture verdi lungo i corsi d’acqua migliorano la fruibilità, e forniscono soluzioni nature-based per una risposta migliore alle piene e ai periodi siccitosi.  

 

Le opere idrauliche: da necessità a opportunità 

Un altro esempio dell'evoluzione del ruolo rivestito dai Contratti di Fiume riguarda le opere idrauliche sia esistenti che in programmazione. Tradizionalmente, queste strutture erano considerate essenziali per la prevenzione delle inondazioni, ma spesso risultavano invasive, dannose per gli ecosistemi e inestetiche dal punto di vista paesaggistico. Tali opere inoltre sono state pensate e realizzate di solito a valle come unica risposta locale all'esigenza di mitigazione del rischio. Nascevano per risolvere un problema e finivano per crearne altri. Oggi, il Contratto di Fiume mira a trasformare queste infrastrutture in elementi che siano compatibili con il fiume. 

Il Contratto di Fiume promuove anche una diversa gestione del rischio che inizi a monte, trattenendo e trattando in loco le precipitazioni, tramite SuDS o NBS 

A questo proposito vi consigliamo due nostri webinar, in particolare quello di Anacleto Rizzo, Ing. specializzato in SUDS ed NBS nelle aree urbane e quello di Giulio Conte sulla riqualificazione fluviale. Ad esempio, nel trattare il tema della gestione delle acque meteoriche, Rizzo afferma che "se decentralizzo il più possibile l'infiltrazione delle acque di pioggia e gestisco il corpo idrico come un fiume con un suo spazio vitale, avremo un territorio molto più resiliente.” WEBINAR - Drenaggio urbano sostenibile (SuDS) con Anacleto Rizzo 21maggio - YouTube 

 

Il coinvolgimento della comunità 

Un aspetto fondamentale dei Contratti di Fiume, non è una novità, è il coinvolgimento attivo delle comunità locali e degli attori pubblici e privati. Questo modello partecipativo permette di progettare il futuro del fiume come una risorsa in cui gli interessi e la responsabilità sono condivisi e la risorsa è viva e fruibile, in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini. I comuni stanno giocando un ruolo chiave in questo senso, collaborando con altri enti per realizzare infrastrutture che coniughino sostenibilità e funzionalità, il parcheggio di Cucciago in parte finanziato da fondi di Regione Lombardia e con la consulenza di ERSAF ne è un esempio perfetto. 

 

Un modello per il futuro (e per il presente) 

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L’esperienza della Regione Lombardia del 2021, supportata da ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste), dimostra che una gestione integrata e partecipata dei fiumi può portare benefici a lungo termine, sia dal punto di vista ambientale che sociale ed economico. Il Seveso è un esempio di fiume che necessita di un approccio innovativo di questo tipo su tutto il suo territorio. 

 

Il cambiamento di prospettiva introdotto dai Contratti di Fiume rappresenta un passo importante verso una gestione più inclusiva e sostenibile delle risorse idriche. Il futuro della gestione delle acque passa per la capacità di coinvolgere comunità e stakeholder in decisioni che non si limitino alla protezione dell'ambiente, ma ne valorizzino il potenziale per le generazioni future.